La coltivazione domestica di sostanze stupefacenti
La sentenza “Caruso”, depositata dalle Sezioni Unite il 16 aprile del 2020, potrebbe finalmente porre fine alle scosse di assestamento che, in materia di disciplina degli stupefacenti, ancora oggi si registrano per la scelta del legislatore di inserire tra le condotte penalmente sanzionate dall’art. 73 del D.P.R. del 9 ottobre 1990, n. 309 anche la coltivazione di piante dalle quali sono estraibili sostanze stupefacenti. Al contempo, la soluzione di non identificare la coltivazione domestica tra quelle attività che, quando finalizzate al consumo personale, rilevano esclusivamente sotto l’aspetto puramente amministrativo ai sensi dell’art. 75 del medesimo testo di legge, genera inevitabilmente un cortocircuito sul piano dell’offensività dal momento che alcune condotte, indubbiamente più marginali e legate a contesti casalinghi caratterizzati da un uso delle sostanze prettamente personale, ricevono il medesimo trattamento sanzionatorio di quegli illeciti che attentano alla lesione di beni di rilievo pubblico o sociale, per i quali invece si rivela indispensabile il decisivo intervento della forza punitiva da parte dello Stato. Il contributo fa il punto sulla disciplina attualmente vigente in tema di coltivazione domestica di sostanze stupefacenti, ripercorrendo, in particolare, le molteplici questioni di diritto devolute alle Sezioni Unite, le quali mostrano, con l’ultima pronuncia “Caruso”, di non condividere il parossismo punitivo che ha caratterizzato la giurisprudenza degli ultimi anni ma, piuttosto, di muoversi in un’apprezzabile ottica contenitiva per arginare le potenzialità afflittive di un Testo Unico Stupefacenti su cui il legislatore tarda a mettere mano. Principiando da una ricognizione del dato normativo relativo alle sostanze stupefacenti in generale, nonché da tutte le modifiche, numerosissime, che lo hanno interessato e che ne hanno più volte sconvolto la struttura, vengono ripercorsi i passaggi che hanno condotto la giurisprudenza nazionale più autorevole, nella sua massima composizione, a dichiarare l’irrilevanza penale della coltivazione domestica finalizzata esclusivamente al consumo personale, cogliendo al contempo l’occasione per vagliare la tenuta applicativa del principio di diritto formulato anche dal punto di vista processuale, con l’analisi sul se possano verificarsi delle occasioni in cui la riservatezza e lo spazio di vita del coltivatore domestico rischiano di subire incisive intromissioni a seguito degli strumenti utilizzati per l’accertamento delle condotte penalmente rilevanti.
Specifiche
Titolo:
La coltivazione domestica di sostanze stupefacenti
Editore:
Edizioni Ad Maiora
Anno:
Maggio 2021
Libro in brossura:
96 pagine
Indice Analitico:
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Prefazione Libro:
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Autore:
Paolo Pepe